(scusa, Baricco. e grazie!)
La prima cosa è mia madre. Che quando finalmente daranno il "liberi tutti!" corro da lei e me l'abbraccio e me la bacio che non potrei di più nemmeno se avessi dieci braccia e quattro bocche! La prima cosa è mia madre, la seconda mia moglie e due biciclette. Che le prendiamo e le mettiamo sul trenino che porta al mare a nord della città e ce lo pedaliamo tutto quanto verso sud fino al tramonto, e dopo torneremo a casa dai micetti nostri con un altro trenino che sapremo di sudore e di salmastro! La prima cosa è mia madre, la seconda il mare, la terza un pomeriggio al cinema più l'aperitivo più il teatro la sera più la cena tarda. Che monteremo sul motorino, io e lei, e andremo prima là poi lì dopo lì e alla fine là, al nostro bel tavolo nella piazza in centro che preferiamo, piena di gente, tutto uguale a una volta ma tutto diverso! La prima cosa è mia madre, la seconda il mare, la terza il sabato, la quarta quel prato bellissimo con tutti i fratelli i compagni gli amici e i figli e i cani di tutti, e le chitarre e le panche e tavoli e le braci accese e le bottiglie che si stappano e non finiscono mai, e qualcuno che tirato a sorte ci riporterà a casa sani e salvi che farsi male proprio allora sarebbe da deficienti! La prima cosa è mia madre, la seconda il mare, la terza il sabato, la quarta gli amici, la quinta una partita a calcetto più un tuffo in piscina più la sauna l'idromassaggio il bagno turco e dopo la pizza infinita e la birra gelata, e tutto nello stesso francobollo di stradario dietro casa mia, e tutti insieme i calciatori e i nuotatori e i rilassati i tonificati e i buongustai i gran beoni, e tutti i loro e i nostri amori che ci guardiamo negli occhi squillanti che la guerra è finita e gonfi che i morti sono andati via per sempre, ma che c'è vita, però, e forse è rimessa un poco in sesto e c'è tanto da dare una mano! La prima cosa è mia madre, la seconda il mare, la terza il sabato, la quarta gli amici, la quinta il pianto e il riso e il coraggio. Questo sarà, per me, quando finalmente daranno il "liberi tutti!".
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Una donna piccola e sciocca del secolo scorso, inspiegabilmente magnificata per decenni, pontificò sprezzante come segue: "La società non esiste, esistono solo gli individui".
Ora, una cosa buona che capita in queste durissime settimane in tutto il Mondo è che quasi ogni individuo sta, nei fatti e nell'animo, smentendo clamorosamente quello sciocco e malevolo assunto. E un'altra: un capopopolo campione del "ciascuno badi solo a se stesso" sta imponendo a un colosso industriale del suo Paese, in base a una legge del 1950, di riconvertirsi immediatamente e produrre non più automobili ma apparecchi per la ventilazione. Quindi anche nello Stato pilota del neoliberismo privato vincono ora la pianificazione e l'organizzazione centralizzata per necessità pubbliche in tempo di pace! Insomma, il coronavirus (vero alieno semantico quale evoca il suo nome composto di un oggetto e un vivente, come la cubomedusa misteriosa e terribile) sembra proprio aver stecchito quarant'anni di ritrutturazione capitalista di destra in tutto il Mondo. Quando noi avremo, tra non molto spero, stecchito lui, al primo che osa ripetere "meno Stato più mercato" gli facciamo inalare un cartoccio di colpi di tosse messi da parte! Si potrebbe – si dovrebbe, perfino – ricavare per pura sorte (non per merito, quindi) da tutta questa porzione di vita in condizioni estreme che ci tocca, del tutto inaspettatamente (e che non sappiamo quanto durerà ancora), ricavare, sì, una sorta di guarigione immateriale; una guarigione cioè dai mali dell’anima che nell’ordinaria vita precedente o non abbiamo curato o non ci siamo accorti di avere o addirittura abbiamo coltivato per tali, perché ci davano (e ci danno) un potere sugli altri – e sul caso, noi crediamo – del quale altrimenti non disporremmo. Mali come l’egoismo, l'arrivismo, l’opportunismo, la malizia, l’aggressività in tutte le sue forme, la cecità al valore puro e semplice, l’autogiustificazionismo sempre, comunque e a prescindere, quindi la rinuncia a priori all’autoperfettibilità e – anzi, semmai – l’intenzionale lavorìo sugli altri perché le loro proprie imperfezioni le coltivino essi stessi, così che l’intorno a noi medesimi non rischi di metterci in posizione oggettivamente gregaria suscitandoci un qualche (benefico, ma solo dal punto di vista dei sani) dubbio esistenziale.
Se tanto una sorte benigna dovesse regalarci, allora questa malattia del corpo che forse non ci coglierà o forse sì, ma poi ne usciremo, davvero sarà stata un innesco virtuoso per la sanificazione del nostro spirito, della nostra mente – con beneficio grande per chiunque ci è accanto, o anche un poco discosto. Soprattutto con beneficio salvifico per noi stessi, perché vorrà dire semplicemente che non abbiamo più così tanta paura di vivere; alla quale quei mali non sono che la risposta sbagliata. Succederà? Non posso pretenderlo, e neppure aspettarmelo. Sperarlo sì, sempre. E in questa porzione di vita in condizioni estreme, sperare è – la scienza stessa non lo nega – il più potente degli antivirali. Io (se siete qui lo sapete) vivo di parole; io sono parole, in qualche modo. Scritte, perlopiù; che però prima sono parole dette in silenzio dalla mia voce a me stesso, ossia pensieri.
E tento strenuamente di pensare il presente; tenendo certo a mente il passato, che studio, ma con l'intento di orientare... no, non orientare: di presagire un futuro. E' il mio piccolo orgoglio, la mia fatica immensa. E invece questo, che capita ora, ha schiantato di vecchiaia ogni parola io abbia pensato, detto e scritto fino a un attimo prima. A me, quindi, mi ha già ammazzato. Approfitto del calendario cattolico, benché io notoriamente...
Auguri a voi padri, che state misurandovi con la prova più dura. I vostri figli vi guardano da giorni con amore e speranza, ancor più del solito; e grazie alla vostra forza, tranquillità e intelligenza, usciranno da questo tunnel mano nella mano con voi: finalmente al Sole! Vi abbraccio, tutti quanti siete, ovunque! Grazie, da parte di un essere umano. (Madri, perdonate: oggi gli tocca.) Bon ton del lavoro da casa: mai entrare in un'audioconferenza senza prima essersi pettinat* e improfumat*.
Bon ton del supermarket: mai indossare la mascherina senza prima una buona rasatura o un velo di rossetto. Avvertenza per il lavoro da casa: spostate in avanti di un'ora tutte le riunioni virtuali se non siete i primi della fila al bagno la mattina! Ho disegnato du' baffetti a mi' moje, così ce parlo un po' de pallone. Ieri sera mi sono messo gli stivali per uscire in balcone. Poi la mia vicina mi ha detto "Belli. Magari il pigiama ci azzecca poco." Crollo verticale delle prescrizioni mediche, farmaceutiche, terapeutiche e omeopatiche: stiamo tutti benissimo, per il semplice fottuto terrore di poter avere quella cosa lì! Furti, rapine e scippi e aggressioni, stupri omicidi, pure quelli saranno calati no? Almeno! Già "prendersi una laurea in medicina" (come ogni altra, ma specie medicina) scartabellando il web come scaltri selfmademan/woman mi è sempre sembrata una hybris un tantino fuori luogo, ma "prendersela" su e giù per le chat e i "si dice" (e specie in questo periodo) mi appare in tutta la sua grandezza una dannosissima stronzata! Sì, forse a nove mesi da questi tempi ci sarà un boom demografico per la compresenza continuativa di marito e moglie sotto lo stesso tetto: il boom legittimo. Ma quando arriverà il “rompete le righe, tornate a fare quello che vi pare, vedete chi volete e abbracciatevi quanto vi pare”, ci sarà quell’altro! Meno male che tempo libero ce n'è, sennò mica ci si riuscirebbe a svuotare la galleria del cellulare da tutte le foto, le gif e tutti i video che diluviano da ogni dove. 'Sto fatto ha sbracato già l'inquinamento, mo' sbraca pure il capitalismo, e guarda tu se non ne usciamo magari con un modello di convivenza tipo un ecoumanesimo mai visto prima, eh? Ma occhio: ammesso e non concesso, non sarà automatico. Dovremo volerlo! Anche solo per rintuzzare le sirene di chi invece che proiettarsi in avanti nella Storia ne approfitterà per farci desiderare il ritorno al feudalesimo! Ahò, ma un bel madonnaro acrilico da marciapiede, de quelli che je pòi chiede se te vende la mascherina sua a prova de isocianato de butilene propanico, quanno te serve nun lo trovi mai pe’ tutta Roma! Va benissimo non uscire dal quartiere per contenere il morbo, ma in ogni cuore si dovrebbe dire "nostra patria è il mondo intero"! Altrimenti non avremo còlto l'unica cosa buona di questo durissimo redde rationem. LAVATEVI LE MANI COME SE AVESTE TOCCATO UN FASCISTA! Stanno cantando dalle finestre Felicità, di Al Bano e Romina. Comincio a comprendere il punto di vista di Mr Covid. Oggi, poco dopo l’una, davanti a San Pietro, in via della Conciliazione, intorno al Colonnato, sotto il sole o all’ombra della trabeazione berniniana e dei portici di Piacentini, insieme a qualche grossa gabbianella a passeggio e al cospetto di una macchina dei Carabinieri a far la guardia alla piazza transennata e deserta, oggi poco dopo l’una, lì, c’erano soltanto loro.
Né turisti né fedeli né venditori né passanti, nessuno che scattava foto, nessuno che si metteva in posa, nessuno che chiamava nessun altro, un silenzio perfetto, uno spazio perfetto, un cielo perfetto: tutto per loro. Per chi non ha niente, per chi dorme sotto quei portici e ai piedi di quelle colonne, e mangia quel che gli consegna qualche anima buona, e si veste coi nostri scarti, e si cura con quel che gli offre una solidarietà concreta e santa, e si informa da pagine di giornale sfogliate dal vento. Era come se via della Conciliazione, assolata e vuota, fosse il cortile della loro casa, come se le grandi panche di marmo sull’orlo della piazza, davanti al Cupolone benigno su un azzurro striato di nuvole lontane come galassie, fossero divano e poltrone di tinello, dove loro potevano parlare sottovoce con altri uomini e altre donne che masticano una stessa identica vita, di cui io e Valentina, di passaggio lì in bicicletta, non sappiamo né immaginiamo nulla; e anche addosso al colonnato, altri seduti tranquilli a mangiare il giusto, non distanti dalle tende per la notte e dai bagni per la pulizia del mattino e della sera che un uomo buono e potente ha regalato ai loro stenti. Siamo passati in silenzio, come al bordo di una sala da pranzo di riguardo, guardandoli con rispetto come dall’esterno di un club per persone d’altra risma. Perfino attraversati gli archi del Passetto, verso piazza Risorgimento, erano ancora loro i protagonisti di un momento senza precedenti, che nel resto del centro avevamo registrato come spettrale; ma che lì, allora, sembrava quasi mettere qualcosa a posto – finalmente. La meravigliosa casa di un dio era adesso la casa degli ultimi tra coloro che lo sognano, tutta per loro. Così come, ci siamo detti andando via, dovrebbe essere sempre e dappertutto. Se siete ora a questo mondo è perché i vostri nonni (o i vostri bisnonni, se appartenete alla generazione successiva alla mia) sono passati indenni attraverso la Spagnola nonostante i 50.000.000 di morti che fece al mondo, e 1.000.000 solo in Italia; ed è perché i vostri genitori (o i vostri nonni, come sopra) le altre due pandemie del secolo scorso, l'Asiatica (2.000.000 di morti nel mondo, 30.000 qui) e la Hong Kong (1.000.000, 20.000), le hanno archiviate come scartoffie. Quindi, quanto a genetica direi che abbiamo le carte in regola.
E come tempra, sono sicuro che parlando in questi giorni coi vostri genitori anziani, o i nonni, troviate anche voi, come me, proprio in loro una forza calma che è il miglior correttivo naturale all'ansia che respiriamo a pieni polmoni (e che nessuna mascherina può fermare); e questo, nonostante siano loro, nonni e genitori anziani, i più esposti in questa fase. Ci stanno in pratica dicendo che passerà pure questa, e anzi passerà prima e meglio perché il mondo (la scienza, le istituzioni, l'organizzatore collettiva) è enormemente più preparato rispetto al 1969, 1957, 1919 (una prova? le chiusure inedite di tutto); purché però siamo anche noi giovani, o ex-giovani (il mio caso), calmi e forti come sono i loro occhi, le loro parole d'affetto, i loro gesti semplici e seri. Specie le donne, fateci caso: le mamme anziane, le nonne. Non è vero? Quindi: serietà nel fare ciò che va fatto, pazienza e fiducia, gioia dalle risorse che abbiamo, affetto e comprensione verso tutti, e magari un aiuto in più a chi sta peggio di noi, che pure questo è un toccasana contro l'idea che siamo caduti in un personale buco nero. La luce tornerà presto a risplendere! C'è voluta questa emergenza globale che trasforma la vita, perché capissimo il senso di una semplice verità:
"Sii gentile e comprensivo con tutti, perché ognuno sta combattendo una dura battaglia." La formulò Ian McLaren, alias John Wilson, religioso scozzese e scrittore, nel suo racconto del 1894 "Beside the Bonnie Brier bush". Be pitiful, for every man in fighting a hard battle, in orginale. Facciamola vivere dentro di noi, e tra tutti quanti siamo. Ma non smarriamola più, neanche dopo che la battaglia presente l'avremo vinta! Poi arrivò l'alba, e sorse il sole, ed era giorno. E la radio e la televisione e i computer e i telefoni e i giornali e la gente dissero che non era morto nessuno quella notte, ed era la prima notte che succedeva da tante notti che solo pochi tenevano il conto esatto. E la radio e la televisione e i computer e i telefoni e i giornali e la gente dissero pure che quella notte non si era ammalato nessuno, ed era la prima notte da così tante che nessuno sapeva dirlo con certezza.
Ma quel che contava era che fosse giorno, quel giorno, col sole che saliva a guardarci uscire fuori. A scaldarci coi suoi raggi. E a scaldarsi lui al calore delle nostre braccia che cercavano altre braccia da stringere, ed era il primo giorno che potevamo farlo di nuovo dopo così tanti che le nostre braccia si erano rinsecchite. Fu un giorno spettacolare, quello. Ci voltammo indietro, ancora verso la notte, chinando il capo per chi non ne era venuto fuori. Dopo furono il sole e ritrovate carezze ad asciugarci le lacrime. E allora corremmo tutti verso l'appuntamento che ci eravamo dati fin dall'inizio della grande paura, ma dove fosse nessuno se l'era mai dimenticato. Era stato questo a salvarci, dice qualcuno. E io pure la penso in questo modo. |