Lato sanitario. I contagi riprendono a crescere, dove avevano rallentato, e perfino qui in Italia dove siamo stati finora i più bravi di tutti (e potevamo esserlo davvero di tanto, se la Lombardia non fosse governata da mostri o incapaci); e invece crescono ancora, molto, là dove il picco non si è mai neppure raggiunto.
Il Mondo se la passa male. Il secondo lato è l'economia. Il PIL trimestrale è ovunque in caduta libera, e frana l'occupazione ed evaporano le prospettive con esso: -12.4% in Italia, -13.8% in Francia, -10.1% nella corazzata Germania, -20.4% (aprile su marzo) nel Regno Unito e isolato, -32.9% (2° trimestre su base annua) in USA (una follia!), -12% (aprile su aprile 2019) in Russia, perfino la Cina va indietro di 1.6% (1° semestre su stesso 2019), e anche l'India col -2% di previsione 2° trimestre sul 1°. La gente, miliardi di anime, se la passa e se la passerà malissimo. Terzo: la politica. Trump ha detto l'impensabile: "Forse meglio rinviare le elezioni". Cosa mai successa, e nemmeno ipotizzata, durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, neppure durante la Guerra Civile Americana e neanche durante la Spagnola, la peggiore pandemia della storia contemporanea (in USA contagiò oltre cento milioni di persone e fece quasi un milione di morti). Eppure lo ha detto, scagliandolo al centro dello spazio mediatico. Quando questi pesi massimi aprono bocca, perfino i guitti come lui, non parlano mai senza sapere da dove parte e dove può arrivare il contenuto (tanto esplicito quanto obliquo, per iniziati) di ciò che si dichiara. Il che significa che a livello dei potenti del Mondo, e delle masse sterminate su cui comandano (e che precarizzano e terrorizzano), può succedere di tutto. La Storia può prendere la piega peggiore che possiamo immaginare. Chi ha testa e cuore li tenga saldi e pronti. Chi ha un potere piccolo o grande, e buona volontà e retto pensiero, lo usi per controbilanciare la deriva che spinge il triangolo – come una vela impazzita nel mare senza rotta. Lo faccia ogni giorno, facciamolo con ogni gesto, con ogni parola. Nessuno ha la ricetta pronta per uscire vivi da qui. La si tenterà, sbagliando e riprovando, sperando in un giorno in più, in un'ora in più della sorte avversa e così del male morale come della totale follia. Stavolta dobbiamo davvero dare una mano perfino noi, che valiamo milligrammi. Siamo tanti; solo questo – e riuscire a capirci anche a distanza e nell'urlo del tempo presente.
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Nell'epoca che ha fatto da levatrice a questa presente, uno come Fontana che ogni giorno cambia versione riguardo alla frode scoperta dalla rarissima stampa d'inchiesta e che come minimo ha pensato prima agli interessi propri e di parenti vari e poi all'ecatombe in corso nel territorio su cui ha potere e responsabilità, ebbene uno così lo portavano di peso a rifarsi il taglio sotto la macchina del boia in Place de la Révolution.
Ma subito, dopo il suo primo balbettio di autogiustificazione implausible dinanzi all'accusa! E il carro col condannato senza vero processo, perché non servivano nell'epoca che ha messo al mondo questa presente, perché la colpa politica contro il popolo era autoevidente agli occhi della Storia, ebbene il carro l'avrebbe spinto l'urlo stesso del popolo già vessato e sbeffeggiato e ora voglioso di giustizia sostanziale. È stata barbarie, il Terrore del '93 e '94? Eppure quell'epoca ha fondato la presente, esattamente così come essa fu ed esattamente così com'è questa. È barbaro il presente? Forse sì, allora. Ma, paradossalmente, perché il meccanismo democratico vigente porta uno come Fontana ad avere tutto quel potere e lo stesso meccanismo ne ostacola la punizione per l'abuso orrendo che ne fa, e perché quel meccanismo dà divisa e pistola a Montella, ma vieta che lo si prenda e ghigliottini anche solo per quelle foto, quegli audio, tutti quei soldi in tasca. Homo Sapiens è senz'altro un animale ragguardevole, che detiene una quantità di record tra i viventi.
Qui e ora, però, solo uno voglio menzionarne; e ci arrivo così. La Terra, nei 4.5 miliardi di anni da che esiste finora, ha conosciuto cinque estinzioni di massa delle specie che ospita; e la sesta è in corso, l'ha causata l'Umanità. La quale ha impiegato, per innescarla, neanche un quarto di millennio, cioè un tempo milioni di volte più breve dell'età della Terra; ovvero, se preferite, ha agito a una velocità milioni di volte maggiore di quella ordinaria dei processi bioplanetari. In più, questa sesta estinzione di massa firmata Homo Sapiens avrà, almeno per quanto riguarda l'estinzione del medesimo tra le altre specie alle prese ciascuna col proprio destino critico, ben sei metodi di esecuzione della sentenza; i quali potranno procedere disgiuntamente o cumulativamente. Infatti: potremo farci fuori con la classica guerra mondiale termonucleare; oppure con l'inquinamento irreparabile delle terre coltivabili, delle falde acquifere e dell'atmosfera; oppure con le emissioni radioattive fuori controllo delle scorie dei sistemi produttivi di energia atomica; oppure con gli sconquassi sociali derivanti dal sommarsi di crisi economiche, finanziarie e geopolitiche sempre più frequenti; oppure con gli effetti del cambiamento climatico in atto: riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacci e innalzamento dei mari, desertificazione dei territori, eventi atmosferici estremi; oppure con questa pandemia, posto che l'unico sistema per tenerla a freno, il lockdown del pianeta per aree circoscritte, è impraticabile dal regime capitalista vigente ovunque al netto di sfumature e dettagli. Sei modi diversi, raffinatissimi e implacabili, tutti in lizza in simultanea per concorrere alla cancellazione del primate dei primati dalla faccia della Terra; e tutti e sei messi a punto da azioni intenzionali, o da irresponsabile negligenza nel migliore dei casi, del primate stesso. Questo è il record più rilevante, secondo me. Più ancora del primato di esser l'unico animale, Homo Sapiens, con una propria letteratura; uno dei versi della quale recita (im)mortalmente: "Noi sfidiamo gli auspici. C'è una speciale provvidenza anche nella caduta di un passero. Se è ora, non è a venire; se non sarà a venire, sarà ora; se non è ora, comunque sarà. Essere pronti è tutto." Abbiamo sul groppone – a governare la politica, l'economia, i media, la burocrazia – quelli che andavano male a scuola, gli zucconi, o i discoli, e quelli che se andavano bene perché secchioni erano comunque mobbizzati, i nerd.
Quelli invece che erano, o che sono, semplicemente svegli e sani da ragazzi, il sistema non li accetta né li accetterà più in ruoli di comando, coordinamento, responsabilità. Li fiuta e li espelle, anzi, li marginalizza; nel migliore dei casi fa e farà loro passare la voglia di scalare la cosiddetta piramide sociale, stando così le cose. Ma questo è normale, perché il sistema ormai esprime al proprio vertice solo i più ambiziosi e spregiudicati tra quanti costituiscono comunque la sua stessa grande maggioranza: ossia somari, svogliati, bulli o ex-vittime incattivite. Dell'intelligenza e del cuore di gioventù, della lucida trasparenza di quegli altri, pochi, non si fida, non si è mai fidata, la maggioranza; e in certo qual modo, nella vita adulta e nei rapporti di potere ora gliela fa pagare proprio così. Preciso: non se n'è mai fidata, di quelli bravi, ma doveva almeno in parte subirne l'ascesa meritoria in quel periodo storico che va dal primo efficace contrasto, e sacrosanto, all'ereditarietà o al puro criterio di censo delle cariche fino all'avvento fatale della dis-cultura del ciarpame, grazie alla quale il sistema ha scoperto di potersi perpetuare senza neppure il rischio di venir infettato dall'intelligenza virtuosa di notabili tali assurti per studio, volontà, onestà e visione. E adesso, e da qualche decennio, giusto in pieno ciarpame siamo; veicolato prima dalla stampa triviale, poi dai televisori, dopo dai personal computer, infine dai telefoni mobili multifunzionali – e, nel frattempo, da tutte le arti e lettere che per ragioni di cassetta hanno fatto a gara coi media menzionati nello scadimento di contenuti e forme. Quindi oggi ben vale quanto detto. Il contesto, va da sé, nell'insieme e in ogni sua parte – politica, economica, mediatica, burocratica – così ne risulta mal governato, orbo di progettualità, lontanissimo dall'ottimizzazione delle risorse; per non parlare della soddisfazione individuale di massa! Ma ciò solo agli occhi dei sani e svegli di cui sopra, che giudicano le cose in scienza e coscienza, dotati che ne sono. Per la grande maggioranza, che come ricordato ha scarsi requisiti razionali, culturali ed etici – e che si replica in scala ridotta e più feroce nelle stanze dei bottoni, in una coazione a ripetere da vero minus habens –, il sistema è certo disfunzionante pure, ma solo nella misura in cui essi, gli individui che la compongono, non vi trovano soddisfatti tutti e sempre i propri privati appetiti. Le cose sub specie civitatis non interessano loro, non le comprendono, li annoiano, come succedeva a scuola con le materie e nelle lezioni il cui contenuto forgia lo spirito e la mente dell'umano. Quindi, o compagni di classe virtuale che mi leggete qui e ora e che in fede vi sentite parte della minoranza oggi come allora, vedete come tutto è cambiato! Ci fu detto – e sentimmo e capimmo subito, d'altronde – che era importante studiare e comprendere, e addestrare l'intelletto e le emozioni; e meglio ancora se ci fossimo divertiti nel provarci e riuscirci. E ci riuscimmo, infatti: ne godiamo ancora i frutti in qualcosa del profondo che nessun contesto distorto può strapparci o silenziare; e per quegli anni formativi e luminosi conoscemmo anche il piacere dell'essere élite. Né, tuttavia, ce lo prendiamo come merito: era una fausta convergenza fortuita di genetica e di circostanze. Il contrappasso però è tutto il resto dell'esistenza. Che stando così le cose è e resterà appannaggio di Lucignolo, di Franti, don Abbondio, Aldonza/Dulcinea, Bouvard e Pécuchet, Raskòl'nikov, Creonte, Rossella O'Hara e Jago. Abbiamo e ci teniamo sul groppone questa gente, amici miei, ed essi non sanno neppure a chi somigliano; perché quando a noi presentarono quei grandi archetipi – noi ebbri di gioia della scoperta – loro avevano come sempre fatto sega. Cosa ci resta? La libertà inalienabile di una risposta, ove mai il sistema in difficoltà estrema ci chiedesse, resipiscente, bieco e interessato, di tornare a prestare il nostro talento al suo profitto – salvo poi riscaraventarci fuori a emergenza risolta, ovvero assimilarci ai propri metodi esecrabili. Quella di Bartleby, naturalmente, e di Cyrano – altrettanto ignoti ai conduttori del contesto e alla pancia del presente, ma fa nulla. A schiena dritta, sempre: "Preferisco di no. No grazie!" “Ordinò saltimbocca alla romana, preceduti da uno spicchio di frittata di zucchine come ne aveva adocchiato dal vicino commensale; e intanto che gli arrivasse qualcosa si era già sciolto un po’ la gola col Montepulciano della casa, e guardandosi intorno sbocconcellava il buon pane-pizza che il ragazzetto a servire gli aveva portato senza dire né a né ba.
Era stanchissimo, Giovanni, pur se oltremodo soddisfatto; e le sue antenne riceventi si stavano lentamente ritraendo, per poi chiudersi dolcemente – ci contava – quando avesse guadagnato il letto vegliato dal Cupolone in persona! Tuttavia ci fu ancora una cosa da registrare, dal tavolo giusto affianco. Uno dei cinque uomini più una donna a cena raccontava agli altri che dieci giorni prima era stato a Palermo, per la commemorazione rituale in via D’Amelio, per l’eccidio di Borsellino e della sua scorta. Forse era un lavoratore delle Forze dell’Ordine, con incarichi connessi; forse lo erano tutti e sei. Disse scuotendo la testa: - Il solito teatrino! Giovanni temette di dover ascoltare qualcosa che non gli piacerebbe affatto… Invece, al contrario: quello proseguì sfogandosi: - …Scusaci, Paolo. Scusateci, Emanuela, Agostino, Claudio, Vincenzo, Walter Eddie. Scusateci, se potete! Oggi la Mafia spa è quotata in borsa, e va alla grande. Il Partito della Mafia governa Paese, regioni e città, e cresce pure nei sondaggi! – sssst, intervenne un amico, stai strillando – Ma che zitto e zitto! ...MafiaTV la guardano tutti. Noi mangiamo al RistoMafia, non stasera per fortuna. Prendiamo il caffè al MafiaBar, l'apericena al MafiaBistrot, lo shopping all'OutletMafia, facciamo la spesa da MafiaKmZero, giochiamo al BingoMafia, a MafiaBet, al LottoMafia. L'Ordine della Mafia ci dà l'avvocato, il notaio, il commercialista, il fiscalista, l'ingegnere, l'architetto, il geometra, il perito, il dottore, il dentista e l'oculista!... - Sì, pure il personal trainer e il guru! – continuò la donna, che evidentemente era molto d’accordo – E il pusher, ma quello da sempre, come le puttane e i puttani d'alto bordo, come il porto d'armi, come l'esattore del pizzo, come la rapina, come l'Anonima Sequestri! - E c’è la MafiaFlat, – riprese il primo – e il Reddito di Mafia, i MafiaVoucher. La Mafia Disordini organizza i poveracci contro gli zingari e gli stranieri. I fattacci di cronaca nera li carichiamo e li commentiamo su SocialMafia, e MafiApp sta su tutti i cellulari! - La Mafia Partecipata, – e questo era Giovanni, rivolto verso di loro, che entrava nel gioco senza chiedere permesso – la Mafia Municipalizzata, la Mafia Liquida, la Mafia Palazzinara, la Mafia Monnezzara, il Dipartimento della Mafia! Mafiosi sono quelli che trafficano i migranti, e anche quelli che li respingono! Le Mafie Armate, le Mafie di Sicurezza… La MafiaPensieroUnico ci dice quello in cui dobbiamo credere, ciò che dobbiamo desiderare, e addirittura amare! …Scusatemi, mi sono intromesso. Non è da me, deve essere il vino a stomaco vuoto. - In vino veritas, caro signore: ha fatto bene! ...Dottor Borsellino, ci senti? – disse uno col bicchiere in mano e gli occhi sul bicchiere – Perdonaci. Perdonateci, caduti della scorta. Voi un pomeriggio maledetto siete saltati in aria in mille pezzi, sopra un vulcano acceso da qualche infame… Ma se almeno noi tutti, coi nostri cuori, fossimo corsi lì a tappare quella porta dell'inferno, a costruire un Paese non dico degno di voi, ma nemmeno questo qui di adesso! …L'Italia è coperta di mafia come una seconda pelle, di lava vetrosa, nera. E ci si specchia, e gli piace pure! - Tranne che a qualcuno… – andò a concludere il primo, ora più calmo – I bravi studenti, le persone per bene, come questo signore qui, qualche prete, qualche artista, qualche attivista... se non li abbiamo già manganellati tutti proprio noi e i colleghi! ...Ma i giorni in cui questa speranza è viva mica vengono a comando, e la primavera intanto tarda ad arrivare. Cin a tutti voi, e vaffanculo al resto. Uno scambio di sguardi franchi fu il commiato della serata per Giovanni. Tornava sui suoi passi, e si ripeteva Pasolini. Nessun uomo ha mai dovuto essere, agli occhi del Potere, tanto normale e conformista come il consumatore. Questo nuovo Potere è in realtà – se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia – una forma totale di fascismo: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del Mondo. Scritti corsari. Ascensore. In camera. Il letto. Bònanotte popolo.” [da L’eterno presente, 2019] Un (ennesimo) esempio di involuzione antropologica? Questa qui sopra è Leonora Ruffo, pseudonimo di Bruna Bovi (1935–2007), piccola attrice graziosa di cui si ricordano le parti della mogliettina tradita nei Vitelloni e dell'amante infelice nel Vedovo. Nessuno l'avrebbe mai scambiata per una guida d'anime, nessuno l'ha mai intervistata chiedendole il suo parere sulla crisi di Suez, nessuno si è mai sognato di dire altro che "è carina, e formosa". Donne in Italia da ascoltare ed emulate nei rispettivi campi ce n'erano, nella politica (Iotti, Anselmi), nei diritti (Merlin), nelle lettere (Morante, Merini, Ortese, de Cespedes), nelle arti (Accardi, Fracci, Cecchi D'Amico), nella scienza (Levi-Montalcini, Hack). Impossibile confondere i piani e i ruoli tra queste e la dolce Leonora, e lei per prima ne era consapevole. E fuori dal Paese, per fare un esempio, Simone de Beauvoir pubblicava il suo saggio capitale Il secondo sesso, in Francia vendeva 22.000 copie nella prima settimana, poi era tradotto in 40 lingue e il Vaticano (pre-conciliare) decideva di metterlo nell'indice dei libri proibiti. La sua sosia di mezzo secolo dopo, invece, descritta da Wikipedia come un'imprenditrice, blogger e designer italiana, conta in qualità di influencer 17 milioni di follower nel Mondo (l'abuso di anglicismi, che non usano neppure gli inglesi, è parte dell'involuzione), e la notizia di ieri è che ha visitato per la prima volta gli Uffizi (a 33 anni suonati), privatamente certo e mano nella mano col Direttore nientemeno, e che ha gradito Botticelli (perché ritrae donne che le somigliano), la statuaria (quando nessuno sano di mente andrebbe agli Uffizi per le sculture), "e quelle meravigliose conchiglie che adornano il soffitto della sala rossa" (la Tribuna, il primo nucleo della collezione/esposizione voluta dai Medici). E tutti a battere le mani, ovviamente, perché se lo dice Sua Soavità, punto di riferimento per ormai un paio di generazioni, allora deve essere proprio così. E poi comunque qualsiasi cosa dica o faccia questa guida dei tempi è ricordato per non più di 48 ore, fino alla prossima esternazione/performance del personaggio (e vale per tutte le altre figurine del presente). Lei per prima ne è consapevole, della superficialità pandemica del contemporaneo, e su ciò ha/hanno costruito la propria fortuna. La stessa superficialità passante mischia infatti in un solo caleidoscopio l'influencer e il Premio Nobel, la rivoluzione, il clima, il Pallone d'Oro e il Papa, ad esclusivo vantaggio di chi non ha nulla da dire ma lo dice lo stesso. Capite bene quanto poco di valido ci arrivi dunque da ascoltare, e da emulare poi. Eccola, l'involuzione antropologica. Per la Letteratura&Teatro in greco, 400 anni da Omero a Euripide. E la Filosofia ellenica, 350 anni da Talete a Epicuro. La Politica&Diritto a Roma, 450 anni dalle XII Tavole a Ottaviano. La Letteratura in italiano e suoi dialetti, 800 anni da Francesco d'Assisi a De André. L'Arte italica, 400 anni da Giotto a Bernini. La Pittura fiammingo-olandese, 250 anni da Van Eyck a Vermeer. La Letteratura in francese, 450 anni da Rabelais a Asterix. Il Teatro&Spettacolo in inglese, 400 anni da Shakespeare ai Radiohead. La Scienza&Tecnica britannica, 300 anni da Newton a Turing. La Filosofia in tedesco, 300 anni da Leibniz a Heidegger. La Musica austrotedesca, 250 anni da Bach a Schoenberg. La Politica&Movimenti in Francia, 250 anni da Voltaire a Cohn-Bendit passando per la Grande Rivoluzione e la Comune di Parigi. Più Lascaux, Stonehenge e i Nuraghe, Micene e l'Acropoli, i Fori e l'Appia Antica, e Willendorf della Venere. Più Marco Polo. Più le chiese e le cattedrali, dal Bizantino a Gaudì. Più Chaucer, e Cervantes. Più Velàzquez, Goya e Picasso. Più Gutenberg. Più Dürer, Turner, Bacon. Più Tolstoj, Dostoevskij e Cechov. Più Ciajkovskij e Stravinskij. Più Galileo e Einstein, Bruno e Spinoza. Più Eulero e Gauss e Fermat e Gödel, ma Euclide prima di tutti. Più Freud e Jung, e Lacan. Più l'Umanesimo. Più la grande Scienza della Natura. Più gli Impressionisti, e fino a Cézanne e Van Gogh. Più Chopin e Debussy. Più Marconi. Più tutta la Musica delle genti. Più il Movimento Operaio, e il sindacato. Più Spartaco, Müntzer, Masaniello, Pugacëv e Ciceruacchio. Più Lenin e Trockij, Rosa Luxemburg e Gramsci, Sartre e De Beauvoir. Più il Femminismo, e il suffragio universale. Più Karen Blixen e Wisława Szymborska. Più Maria Montessori. Più Coppi e Bartali. Più il calcio del Grande Torino e quello della Grande Ungheria. Più le Olimpiadi del 1960 a Roma. Più le piazze, i giardini, le fontane, i vicoli, i canali, i ponti, le terrazze e i tetti di 100.000 paesi. Più i castelli, le ville, i palazzi, le torri, le porte. Più le montagne, le gole, le vallate, i fiumi, le cascate, i laghi, i boschi, i colli, i campi, le coste, le spiagge, le scogliere, i fiordi, le isole, il mare, i venti, la luce del Sole, le nuvole e le notti stellate. Più la grande Fotografia, e il grande Giornalismo, la grande Editoria. Più la grande Storiografia, la grande Archeologia e la grande Musealizzazione. Più Kafka. Più Praga, e Lisbona, e Venezia, e l'Andalusia, e San Pietroburgo, e l'Islanda, e l'Irlanda. Più Joyce. Più la Scuola di Francoforte, e il Gruppo di Bloomsbury. Più Sabin e Schweitzer. Più Etty Hillesum, e don Milani. Più la Resistenza, le Resistenze, e le Liberazioni. Più le Costituzioni, quelle leggendarie come la Magna Charta e quelle belle come la Costituzione Italiana. Più il servizio sanitario pubblico, la scuola dell'obbligo e pubblica, il sistema pensionistico, l'edilizia popolare. Più Keynes, il Welfare State, la Socialdemocrazia scandinava. Più Emergency, Médecins Sans Frontières, Greenpeace. Più i nuovi diritti, e tutti i Pride. Più la grande Danza, e anche quella piccola. Più Chaplin, il cinema espressionista tedesco, Buñuel, il Neorealismo italiano, Fellini, la Nouvelle Vague, Bergman e Kubrick. Più la minigonna. E più i gatti appunto Europei. Più il vino europeo, il pane europeo, e l’olio, e il formaggio. Più le donne e gli uomini di buona volontà, retto pensiero e azioni conseguenti, che in cento secoli di Europa del lavoro quel vino hanno bevuto, quel pane hanno mangiato, e il formaggio e l’olio hanno meritato. Più il fatto che l'Europa non è un confine, che non può esserlo, che non deve. Che restituisce al Mondo, deve farlo, ciò che prendendo ha creato. Che si apre, che accoglie, che si offre. Che solo se è questo divenire cangiante è ancora, e sempre, umanamente Europa. Per definizione. E per responsabilità, per coscienza. Per la solidarietà tra i vivi. O almeno la pietà per i morti. Basta, cambiamo tutto! Se siamo ancora in tempo. È la seconda volta in tre giorni che leggo da stampa affidabile che esistono siti web ("deep web") dai quali adolescenti italiani comprano o commissionano, o addirittura "dirigono" in diretta, videocontenuti di raccapricciante, inaudita violenza.
Sofferenze disumane, amputazioni, torture sessuali e non, inflitte a minori, a volte bambini, neonati perfino, e ad animali naturalmente, perpetrate da adulti, sadici orchi che rapiscono le vittime e le trascinano in cosiddette red room. Il tutto in qualche angolo derelitto del Mondo, che tuttavia è a un solo clic di distanza dal PC in cameretta dei nostri ragazzi, dallo smartphone nelle loro tasche. E il tutto a nutrire ovviamente un giro di lauti affari di altri adulti, che col sadismo "pulito" del profitto senza nessuna remora ricevono soldi in criptovaluta direttamente dai giovanissimi compratori di ogni Paese "ricco" raggiunto dal passaparola di queste pratiche demoniache. Gli articoli dicono che ogni "set" si conclude invariabilmente con la morte più atroce per i bambini e i cuccioli così torturati. Gli esperti di pedopornografia che assistono gli inquirenti nelle indagini ammettono che neppure per loro quella vista è sostenibile; e che per un fatto, un canale venuto a galla e bloccato, ce ne saranno a centinaia in simultanea che prosperano, in una escalation di orrore per le smanie del mercato. Stiamo vicini ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nostri allievi. Può darsi che qualcosa che ci sfugge stia accadendo nelle loro anime, qualcosa di irreparabile. Il principio di realtà, in coscienze rimpinzate di virtuale (videogame, social, TV spazzatura, cinema di genere), si va annacquando. Io non posso credere che essi godano alla visione della scarnificazione, dell'accecamento, delle ustioni, dello squartamento di un piccolo corpo vivente che urla tutto il proprio terrore, tutto il dolore che può durare a piacere degli aguzzini e degli spettatori, sapendo che lì martoriato c’è un bimbo vero, un animale vero! Hanno sovrapposto e confuso i due piani, per forza! E tanta colpa è nostra, allora, della nostra distrazione quando non del nostro esempio diretto. Rimediamo, subito! In nome di tutto ciò che è sacro! O anche soltanto minimamente umano. - Mamma, puoi farmi questo costume per carnevale? - Fa' vedere... Ma chi saresti? Uno di quelli che hanno preso la Bastiglia? - Un sanculotto, sì! ...Vedi? C'è scritto qui sotto. - Ma le figurine dei calciatori non le fai più? ...Carino, però! Specie la camiciola a sbuffo, le coccarde, il berretto rosso floscio... - Si chiama frigio! Puoi farmela questa maschera mamma? - Non è una maschera, è una cosa teatrale. Sarai l'unico in mezzo agli zorro, ai cowboy, coccinelle e damine... - Alle damine noi gli facciamo la rivoluzione! - Ecco, appunto! ...Comunque sì, mamma te la cuce. - Grazie, che bello!!! ...Viva Robespierre! Io sono – con ardita iperbole, ardita in quanto non posso vantare alcun titolo di studio nei campi interessati dal Moro (se non una genericissima e ormai antica laurea in scienze politiche, indirizzo storico) – marxista. Per di più lo sono eterodosso; nel senso che del marxismo, dottrina teorico-pratica che ormai ha più di centosettanta anni e almeno dieci volte tanto sfumature, scuole, osservanze, contenziosi e guerre fratricide, mi trovo a seguire in modo (ondivago ed estemporaneo, non bastasse!) proprio quelle che non hanno il crisma né dell’ufficialità assoluta, né della reificazione rivoluzionaria, né della semplice maggioranza dei seguaci sul totale. Sono marxista saltabeccante a mio insindacabile gusto tra Marx ed Engels, ovviamente, e Babeuf, e Pisacane, e Lenin e Trockij (ma nell’insieme-intersezione di entrambi – e comunque mai, mai Stalin), e Luxemburg, e Gramsci (e non proprio Togliatti), e Serge, e Benjamin, e Bloch, e Gandhi (!), e Einstein (!!!), e Guevara (ma molto meno Castro), e Lumumba, e Pasolini, e Davis, e Ho Chi Minh (ma mica tanto Mao), e Debord, e don Milani, e Allende, e Palme, e Berlinguer, e Biko, e Marcos, e Mujica, e Zizek, e Klein… Un disastro, per gli ortodossi! Comunque, senza girarci ancora intorno, sono comunista (che è un sottoinsieme dell’essere di sinistra, più identitario – ma singolarmente ancor meno coeso del sovrainsieme). Però sempre un po’ ereticamente, anche comunista. Infatti: iscritto al PCI solo dal 1984 allo scioglimento, mai prima alla FGCI, mai dopo né al PDS/DS né a Rifondazione o PdCI (ora nuovo PCI) o PC o PCdL, e da quattro anni iscritto individuale al Partito della Sinistra Europea, la qual cosa tuttavia non richiede né militanza assidua né obblighi di disciplina in esternazioni (che essendo io un prolifico esternatore, e pure confuso a volte, mi darebbero ansia assai); iscritto tanti anni fa alla CGIL Funzione Pubblica, solo per un paio di stagioni, e mai a un sindacato di classe (che pure prediligo). Insomma, un cane sciolto. E contraddittorio con me medesimo, poiché se c’è una cosa su cui invariabilmente esterno da intere stagioni politiche, anche le più diverse tra loro, è invece che servono alla sinistra radicale (e popolare insieme) una struttura e una disciplina, una vision e una leadership, e sinceramente dichiaro di voler esserne il più umile e obbediente dei soldati – laddove siffatta chimera esistesse con tali, tutte le, caratteristiche. Ho pure provato a crearne, da zero, con zero costrutti. E come ci sono diventato – di sinistra come sono, cioè marxista e comunista? La prendo da questo verso… …Il 31 ottobre 2011, un lunedì, i demografi ci diedero la notizia che quel giorno, in qualche parte della Terra, avrebbe fatto il suo primo respiro il bambino – o la bambina – numero 7.000.000.000. E io non potei fare a meno di pensare che quel cucciolo d’uomo avrebbe avuto una sola possibilità su mille di nascere nel giusto incrocio spaziotemporale che gli permettesse poi di vivere da garantito, da privilegiato, addirittura da decisore di destini altrui (oltre il suo proprio). Infatti si calcolano tra i cinque e i dieci milioni, in questi nostri anni, gli umani di cui si possa dire che qualunque cosa accada attraverseranno l’esistenza autodeterminandosi davvero, avvalendosi di risorse (patrimoniali e non, e ovviamente anche umane) tali da conseguire e mantenere un alto livello di vita – dove alto sta per oggettivamente alto (benché ognuno possa poi preferire per sé uno stile esistenziale differente, decoroso, frugale o perfino bizzarramente disagiato). Ripeto: qualunque cosa accada loro intorno – all’economia, all’ambiente, alla Civiltà stessa. Anzi: poiché il tasso corrente di natalità nell’enclave dei garantiti è sicuramente molto inferiore a quello medio del resto dell’Umanità – diciamo di un fattore 1 a 10 – quel neonato speciale non aveva che una possibilità su diecimila di pescare il biglietto vincente alla lotteria della vita. Nei rimanenti 9.999 casi egli (o ella) nasceva dalla parte esposta della recinzione. Chissà poi com’è andata davvero. Sta di fatto che io sono di sinistra da circa quarant'anni prima di allora. Perché è sempre stato così – nel senso della sperequazione, intendo, non strettamente delle sue quantità. E’ stato sempre così, e io l’ho scoperto precocemente. Sempre, sì: anche tralasciando le fasi realmente scimmiesche o protoumane della nostra avventura comune, diciamo quindi solo da quarantamila anni a questa parte – dal grande balzo in avanti dell’Homo Sapiens moderno che proprio allora cominciava a lasciar traccia della propria autoriflessione (graffiti rupestri, modellini manufatti, semplici monili) –, alcuni uomini per nascita avvantaggiati quanto a forza o intelligenza o coraggio o ferocia, hanno potuto favorevolmente gareggiare nella lotta contro le ristrettezze naturali e contro gli altri uomini, loro competitori, vincendo le prime (ove possibile) e soggiogando i secondi. Così cominciò. E i figli di quel vantaggio, senza alcun merito se non l'ereditata rendita di posizione, lo consolidarono, perpetuando il dominio sui figli senza colpe del primo svantaggio: generazione dopo generazione, scettro dopo bastone, ordine dopo tortura, palazzo dopo villaggio, dollaro dopo sesterzio, atomica dopo ariete, satellite dopo araldo, limousine dopo carrozza, bilancio dopo editto, vertice dopo codice, al più cooptandone altri (non molto solidali con la massa) in quantità appena sufficiente a difendere lo status quo in cambio di un posticino al sole anche per loro e discendenti, oppure contendendosi il potere di casta con altre cricche di spregiudicati arrampicatori (anche questi, per nulla interessati alla collettività in quanto tale; potremmo chiamarli mafie) – un secolo dopo l’altro, che noi contiamo oggi in millenni. Così si è istituzionalizzato – il diseguale ingiusto. Non è giusta la schiavitù, non è giusta la miseria, non è giusta la predazione, non è giusto lo sfruttamento, non è giusta la minaccia, non è giusta la conquista, non è giusta l’insicurezza, non è giusta l’ignoranza, non è giusto l’isolamento, non è giusta la manipolazione, non è giusta l'alienazione, non è giusta la segregazione, non è giusta la colonizzazione, non è giusta la violenza, non è giusta la paura... diciamo noi ora (ora in senso molto lato). E potete continuare da voi: di qualunque sostantivo lamentiate l’ingiustizia, siate certi che qualcun altro l’ha fatto già. Perché a un certo punto proprio quella capacità di pensiero autoriflessivo astratto – e strategico addirittura – che l’uomo ormai padroneggiava, e grazie alla cui asimmetrica distribuzione si dava il fatto che certi uomini (pochi) vivessero mentre certi altri (moltissimi) sopravvivevano a stento, ebbene da quella capacità scaturì un pensiero nuovo: il senso morale. Ecco: come una sovrabbondanza di natura – come se chi ha le gambe per camminare e ha sempre e soltanto fatto quello, si ritrovasse un giorno i muscoli tanto forti da poter correre. E anzi – da non voler più fare altro che correre, e non poter più camminare solamente. (Questa genesi dell'etica dal seno della scaltrezza, come sua stessa antitesi, è una dinamica dialettica marxiana, per esempio; benché quasi eretica, tanto per cambiare!) Lato positivo: il senso morale aggiunge, in chi lo possiede, un vero e proprio senso – oltre alla vista e agli altri classici, e oltre all’intelligenza in tutte le sue declinazioni. Consente cioè una lettura della realtà, un’interpretazione di sé e dei propri simili e quindi l’elaborazione del da farsi ora e dopo, più sottili e più ampie insieme – con grande beneficio (teorico) dell’uomo morale tra i suoi prossimi. Lato negativo: poiché tale sovrabbondanza non si è registrata in tutti gli esseri umani in egual misura – e in verità gli uomini morali sono sempre stati, e tuttora è così, una minoranza sul totale (così come i grandi corridori sono la minoranza di tutti i camminanti) –, è ovvio che i modelli dell’umana convivenza siano stati creati e resi stabili piuttosto da e per chi non aveva questo senso in più. E non è facile affatto correre, per quanto bene, in un angusto labirinto – dal che si deduce che il beneficio teorico dell’uomo morale, ineluttabile antagonista del sistema a-morale, si ribalta spessissimo in una concreta iattura. Come che sia, la rivoluzione della moralità ha quindi fatto sì che quella che era la norma consolidata – il dominio di pochi ai danni delle moltitudini, originato da meriti soggettivi nella notte dei tempi ma poi blindatosi in privilegio di successione o cooptazione, o guerra per bande, pure e semplici – gridasse come un’empietà alle orecchie degli esseri umani dotati di quel pensiero nuovo. ‘Questo non è giusto’, si sentì pronunciare da qualcuno – ed era la prima volta nella storia del pianeta. L'avventura di tutte le insurrezioni, le rivolte contro il potere che diventa sopruso nasce da qui. Eccoci! Io (e scusate il lungo tragitto) sono diventato intanto di sinistra – o meglio: mi sono scoperto essere di sinistra – perché ho capito, ho pensato, ho sentito, che l’appartenenza anche mia alla grande famiglia politica che è la sinistra aggiungeva una probabilità (benché marginale, atomica) al conseguimento del risultato: concretizzare quel senso morale, cioè (tendere a) debellare l’ingiustizia, cioè rendere egemoniche la (conquista della) libertà e la (tensione verso la) felicità. E lo sono diventato (l’ho scoperto) davvero da piccolo. Complice un’eterodossa (e dàlli!) messe di stimoli convergenti: dai racconti degli anziani sulle angherie e le privazioni sotto il fascismo, durante la guerra e l’occupazione di Roma, ai film sugli orrori nazisti come sugli orrori della deportazione e schiavitù degli africani come sugli orrori di conquiste e colonialismi di ogni secolo e latitudine, dall’esempio di sensibilità umana ed empatia operosa dei miei genitori nei confronti di chi se la passava male, all'interpretazione che essi offrivano a noi figli della stessa religione in cui erano cresciuti e tutti vivevamo volenti o nolenti ("Gesù? Un uomo dolce e intelligente, con idee rivoluzionarie e coraggiosissimo: un eroe degli ultimi!"), a un infinità di testi scritti (saggi e romanzi – ma prima pure i fumetti, e già: le figurine perfino) compulsati da me assorbendo sia i fatti del cammino dell’emancipazione umana (in primis delle sue componenti più conculcate: i neri, le donne, i poveri, i diversi, le minoranze in genere), sia le teorie su quei fatti e sia le scintille insurrezionali affinché fatti così ingiusti non potessero più accadere. Io sono quindi di sinistra da poco più che bambino. E comunista, da quando? Contestualmente. Certo, come può esserlo uno che non c’ha manco dieci anni. Gli Inti-Illimani che sentiva mio padre, e che ascoltavo insieme ai resoconti delle brutture perpetrate dai fascisti cileni, hanno dato una mano; e più ancora il fatto che comunisti erano non pochi tra gli adulti nelle famiglie d'origine dei miei genitori, con tutti quei meravigliosi canti partigiani (la musica, di nuovo; e aggiungiamoci l'Internazionale e la Marsigliese) che si intonavano in coro nelle dilatate vacanze di tribú della mia infanzia; e la circostanza (non ridete!) che il colore rosso mi piaceva già moltissimo per via della Roma (calcio) e di Roma (città, precocemente amatissima); e infine (credo soprattutto), perché una volta opzionata la politica delle persone per bene come migliore strumento per la liberazione sulla Terra (la quale come detto riscontravo, con dolore interiore, oltremodo assente in lungo e in largo nello spazio e nel tempo), l’ulteriore scelta del comunismo all’interno dell’insieme più vasto della sinistra in teoria e in prassi, sembrandomi il comunismo parte più solida e combattiva fra le altre, ecco che mi si imponeva come del tutto naturale. Insomma, sto dicendo, fu una cosa di pancia. Di cuore, di pelle, prima che di testa. Plusvalore e caduta tendenziale del saggio di profitto vennero dopo. Il concetto critico di imperialismo venne dopo. La denuncia della società dei consumi e dello spettacolo, dopo. (Anzi – e questa è grossa –, sempre prima dei suddetti pilastri analitici di campo, mi sa che vennero pure due suggestioni filosofiche che con la sinistra politica sembrano addirittura cozzare: il rigore spirituale della compassione, letto fanciullescamente da qualche buon testo buddista, e il progetto di miglioramento radicale, di superamento trasvalutativo, dell'uomo così com'è nell'evo borghese, che adolescente apprendevo niente meno che da Nietzsche!) Fu semplicemente che stavo male davanti alla sofferenza prodotta dalla disparità socioeconomica, cioè dalla propensione sfruttatrice di un sacco di gente ai danni di altra più gente ancora, e volevo sperare in qualcosa – e dargli una mano, magari – che facesse finire il mio stare male, cioè la sofferenza diffusa, cioè disparità e sfruttamento (star male che la mia personale condotta, semplicemente onesta, evidentemente non leniva ancora; questo è, infatti, il limite oggettivo di un'esistenza individuale improntata a farsi onestamente i fatti propri). Ed ecco la risposta: un ideale condiviso, da classi intere lungo la Storia. Falce martello e stella in campo rosso! E di pancia è rimasta, essenzialmente. Pur con tutta la testa che ci ho messo dopo, e ci metto ancora e sempre – studiando sempre, informandomi, confrontando, esprimendo, tentando ancora e sempre. Anche scrivendo tanto (c'è chi dice troppo!), e pure questa roba qui che mi piacerebbe tantissimo leggesse un giorno quel cucciolo d’uomo che oggi ha quasi nove anni, quel nostro fratellino o sorellina ‘numero sette miliardi’ ricordato più sopra. Per lui o lei aggiungo qui questa pillola di marxismo (per come l’ho fatto mio, almeno), a futuro beneficio nella parabola di intellettuali antagonisti che auguro loro (ma con risultati tanto migliori dei miei, auspico). A Karl Marx dobbiamo una descrizione. E gli dobbiamo una prescrizione, che si travestì da previsione e grazie a ciò ottenne la forza di un'esortazione. Di un destino. La descrizione, doppia, del reale dell'individuo (di tutti) e della società (di tutte), è che l'essere precede la coscienza (L'ideologia tedesca) ossia che i modi di produzione determinano l'organizzazione delle collettività (Per la critica dell'economia politica) ossia che l'intera storia della specie umana è storia di lotta di classe tra chi detiene i mezzi di produzione e chi ne è sfruttato (Grundrisse [Formen, in particolare]). E la prescrizione è che dell'ulteriore avanzamento della storia umana si incarichi il proletariato, essenzialmente quello urbano generato dalle rivoluzioni industriali, cioè il Movimento operaio (Il manifesto del partito comunista), il quale soggetto, liberando sé stesso dalla schiavitù salariata, libererebbe la società dal classismo in sé portando la specie umana nella fase storica del tutto inedita di applicazione concreta dei concetti di libertà, uguaglianza e fratellanza (Critica del programma di Gotha). Tale prescrizione, un dover essere quindi (o meglio: un voler che così debba essere; escatologicamente, ma del tutto ir-religiosamente), si travestì da previsione, la previsione che il proletariato non sarebbe divenuto soggetto rivoluzionario per pura forza di volontà bensì perché il crollo della classe sfruttatrice, la borghesia capitalista, era insito nelle leggi stesse dello sviluppo economico (Il capitale), e che la classe operaia avrebbe rilevato il ruolo storico propulsivo che era stato della borghesia per secoli purché avesse avuto coscienza di sé in quanto classe e si fosse data un’organizzazione in movimento e partito (La guerra civile in Francia). Era questo punto che differenziava il Socialismo scientifico da quello utopistico dei decenni precedenti (Miseria della filosofia) e denotava il materialismo storico e dialettico come costrutto di verità (La sacra famiglia). Quella previsione scientifica, con cui travestì la prescrizione etica, non si è ancora attuata; né peraltro è già falsificabile. E' storia in fieri, in effetti. Ma posta in quei termini, e con le tante variazioni che i contesti, le epoche e le donne e gli uomini in carne ed ossa imposero a non pochi (né marginali) di quei termini, essa ottenne (e ottiene tuttora) il rango e la forza di un'esortazione, efficace nella misura in cui alcuni miliardi di esseri umani hanno davvero posto in discussione uno stato di cose che generava (e genera) ingiustizia e alienazione (Manoscritti economico-filosofici) e hanno tentato, producendo organizzazione materiale e trasmissione culturale, di creare un modello di esistenza alternativo a quello dal quale lo sfruttamento sembra imprescindibile; di crearsi un destino diverso. Se è così, e lo è, Karl Marx con la propria vita ha di fatto reificato un suo stesso pensiero di gioventù (Tesi su Feuerbach), espresso nella proposizione: i filosofi hanno finora solo interpretato diversamente il Mondo, ma si tratta di trasformarlo. Ecco dunque, ragazzi, cosa gli dobbiamo. Insomma, io sono diventato di sinistra, e comunista in particolare, e lo sono ancora, come ad altri capita di diventare credenti – e magari restarlo –, cioè perché il mondo per la specie umana non può essere irredimibile come appare. Loro, i credenti, la redenzione la traslano in un altrove, mediata dal soprannaturale; io la auspico naturalmente qui, mediata solo dalla buona volontà, dal retto pensiero e dalle azioni conseguenti di noi stessi uomini e donne (più una discreta cultura specifica e generale e una buona organizzazione politica e strategica). Un umanesimo socialista, a volerlo intitolare, è il mio. Null’altro, ma niente di meno. La realpolitik viene dopo, e parecchio. La tattica non è la verità, lo è invece la vita – purché sia degna d’essere vissuta, e da parte del maggior numero di umani sul pianeta. (...Ehm, da qualche anno la mia idea è che la verità sia la vita, degna d’essere vissuta, da parte del maggior numero di senzienti sul pianeta… Ma questo discorso ci porterebbe da un’altra parte ancora.) Comunque tutto il resto, per me, l’agire e il dire politico, consegue da questo semplice assunto di buon senso (ma di senso non comune, purtroppo). Mi rendo conto, ora che sto concludendo, che questo, tutto questo, ha il sapore tiepido dell'indiretto. Giacché infatti io non sono, non posso definirmi, lo sfruttato, il conculcato, l'oppresso per antonomasia. Sono di quelli diventati, o scopertisi, di sinistra e comunisti, per interposta persona, diciamo così. Noi lo studiavamo, come potesse essere – in Italia, in Europa, nel mondo industrializzato dal capitale – la vita prima dei diritti per la gente comune, prima delle garanzie per i lavoratori, prima di un'umanità strappata a morsi con la lotta di qualche avanguardia e riportata fra le masse perché la si condividesse come un'eucarestia completamente laica. Lo studiavamo – noi che, grazie a quelle lotte amate sui libri, godevamo diritti e garanzie e una certa tappa dell'umanizzazione –, e per questo diventavamo socialisti, comunisti, anarchici. Ma un po' come si diventa amanti dei Troiani, per il loro valore, leggendo l'Iliade, o di Spartaco e dei suoi, per il loro coraggio, dai manuali di Storia; non perché si abbiano nella carne le frecce di Achille o i chiodi delle croci romane – non avevamo nella carne gli effetti dello sfruttamento feroce sul proletariato, della servitù imposta alle genti sterminate dalla classe dominante. Da socialisti, comunisti, libertari, così – da studio, da libresco e coerente e attivo innamoramento –, abbiamo forse anche svolto un ruolo utile nelle nostre democrazie liberali in prospettiva di ulteriori, più sostanziali progressi. Studiando e amando ed essendo coerenti e solleciti, abbiamo perlomeno resistito. Sognando le rivoluzioni, divinandole a volte. Adesso però – rifletto ormai spesso così – la fase cambia, e io credo non servano più, o non soltanto, non primariamente, anarchici e comunisti come noi. Non siamo tagliati, mi pare, per questa guerra guerreggiata al di fuori delle regole borghesi ora che il sistema mostra la sua faccia, caduta la maschera col neoliberismo, con l'11 Settembre, con la Grande Crisi e col riscaldamento globale. Adesso servono loro, direttamente: i Pellerossa, Spartaco e i suoi, i Troiani, la classe, i poveri del Mondo, i migranti, i popoli su cui prima impatta la catastrofe climatica, i senza più nulla, gli ultimi – cioè i comunisti in prima persona, per ragioni oggettive, fisiche quasi. Devono loro prendere questa sterminata Bastiglia, questo organismo turbocapitalista che si è sovrapposto al pianeta e lo sta consumando! Noi – e comunque a patto di sacrifici che non conoscemmo ancora – potremmo al più fargli da terze e quarte file, serrargli i ranghi dalla retroguardia, proteggergli le salmerie. E anche questo non ci verrà naturale. Ho finito, credo. Ho raccontato, sotto il profilo in oggetto, la mia storia. Unica cosa che potessi fare, l'unica cosa che alla fine conosco bene. E ora torniamo a pensare alla pandemia, a sperare che non sia un'altra dannazione epocale per tutta l'Umanità tolti quei cinque, dieci milioni di super-privilegiati!
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