Quelli che riescono ad attingere alla verità (qualunque cosa sia) in modo diretto, cioè per via di istinto o estasi (ammesso che siano diversi), sono realmente pochissimi.
Un po’ di più son quelli che se ne avvedono tramite una dimostrazione rigorosa. Il bacino si allarga ancora con quelli che alla verità arrivano per una persuasione ragionevole. Ma la maggior parte della gente la convinci a colpi di emozioni illogiche e passioni irrazionali. Quindi, in sintesi, abbiamo quattro armi: l’arte, la filosofia ovvero la scienza, il buon senso ovvero l’istruzione comune, e la politica ovvero la religione; sono questi i diversi approcci, e i differenti linguaggi rispettivi, coi quali l’individuo può attingere alla verità (qualunque cosa sia) e darne comunicazione efficace ad altri umani. Però la cosa più irrazionale di tutte è usare anziché l’arma giusta a seconda dell’attitudine di un individuo o una collettività cui si voglia far arrivare una determinata verità, quella sbagliata! Per esempio parlare tramite l’illuminazione estatica dell'arte a chi non ha alcun istinto o capacità estetica, ma al più il buon senso comune; o farlo tramite la scienza e la filosofia a chi invece è impermeabile al loro rigore dimostrativo, ma segue solo le pulsioni più grezze; oppure tentare di persuadere con una conversazione bonaria quelli di cultura e intelletto superiori alla media, che richiedono invece logiche stringenti; o anche voler impressionare a sensazione i pochissimi che vedono la verità immediatamente, con un dialogo etereo tra l’assoluto e l’animo eletto loro. Teniamolo a mente; specie in fasi assurdamente critiche come lo stato di cose presente. Io non ci riesco mai, nonostante le mie buone frequentazioni teoretiche. _______________________________ titolo da (tra gli altri) Lenin. Unità e coerenza del suo pensiero György Lukács
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"Noi abbiamo spezzato la tirannia del privilegio, abbiamo posto fine ad antiche ingiustizie, cancellato titoli e poteri ai quali nessun uomo aveva diritto, abbiamo posto fine alle assegnazioni per censo e per nascita delle più alte, prestigiose e ambite cariche dello Stato, della Chiesa, dell'Esercito e in ogni singolo distretto tributario di questo nostro grande corpo politico: lo Stato di Francia. Ed abbiamo dichiarato che su questa terra il più umile tra gli uomini è uguale al più illustre. La libertà che noi abbiamo conquistato, l'abbiamo data a chi era schiavo e la lasciamo al mondo in eredità affinché moltiplichi e alimenti le speranze che abbiamo generato. Questo è più di una grande vittoria in battaglia, più di tutte le spade, dei cannoni e di tutti i reggimenti di cavalleria d'Europa. È un'ispirazione per il sogno comune a tutti gli uomini di qualsiasi paese, una fame di libertà che non potrà più essere ignorata. Le nostre vite non sono state sprecate al suo servizio."
Questo dice Danton chiudendo l'arringa in sua propria difesa il 4 aprile 1794. Non servirà a salvargli la testa, ma credo sintetizzi mirabilmente l'impresa collettivamente compiuta dall'intelligenza e dall'anima della gente in ciò che chiamiamo la Rivoluzione Francese. Il mondo del futuro (del futuro rispetto ad allora, e del futuro anche di oggi) è e sarà sempre per ciò debitore dei francesi di buona volontà, retto pensiero e azioni conseguenti. Viceversa chi trama contro il progresso della giustizia sociale, per ragioni economiche, geopolitiche o ideologico-religiose, odia e odierà sempre quel particolare contesto storico e intellettuale che produsse i Lumi prima e poi abbatté la Bastiglia. Grazie uomini e donne di Francia. Nizza, vi siamo vicini. Non è la vetrina infranta di Gucci o Bulgari a colpi di pietra, che mi indigna; né mi sorprende la convergenza a far danni tra fascistelli delle curve e delle borgate, teste calde che credono di esser rosse ma sono solo vuote, delinquenti comuni, disperati facili a intrupparsi per qualche spicciolo, e i soliti cattivi maestri che dalle pieghe occulte il Potere ha usato e usa quando serve per rovinare i momenti di dissenso di massa.
Mi preoccupa invece e molto l’abbrivio che stanno prendendo le cose adesso, senza un cruscotto razionale in mano alle istituzioni e con lo sperpero della fiducia pubblica che in qualche modo avevano guadagnato salvo poi, ora, dimostrare di aver buttato sei mesi senza alcun potenziamento di infrastrutture e servizi, tantomeno una riconversione almeno parziale del modello economico e sociale. Perché con o senza lockdown propriamente detto, anche solo con le misure già disposte, che comunque sono o insufficienti o illogiche e quindi verranno presto modificate ancora, ebbene secondo tutti gli studi seri a cavallo della fine dell’anno alcuni milioni di lavoratori e lavoratrici solo in Italia si troveranno senza reddito e salario; cioè: alcuni milioni di famiglie da un giorno all’altro senza entrate, senza sicurezza né prospettive. A quel punto non saranno certo le scaramucce tra passamontagna o teste rasate o felpe e cappucci, e la celere o i carabinieri con le loro cariche di alleggerimento, a minacciare la stessa tenuta del Paese: a quel punto ci sarà un bacino di ascolto di milioni e milioni di uomini e donne, giovani e anziani, pronti a sentire e a seguire chiunque avrà un progetto abbastanza ambizioso e mezzi materiali all’altezza, senza alcuno scrupolo etico né vero interesse per le sorti della gente comune, per risolvere la crisi ennesima, ma la più grave da quasi cent’anni, del capitalismo buttando con l’acqua sporca dell’insofferenza popolare il bambino dei diritti sociali, delle garanzie democratiche e degli stessi valori umani. Lo ha già fatto in passato, il sistema dei poteri, in condizioni non troppo diverse; e può rifarlo. Non vedete cosa sta succedendo nei Paesi già allontanatisi da logiche costituzionali, in termini di chiusura e minacce, di autoritarismo e bellicismo? La convivenza civile non si difende da sola, questo è il problema. Non c’è nessuna magia che assicura la sua prosecuzione nello scorrere del tempo, e neppure una forza di gravità del progresso che ne consolida la crescita su sé stesso. Le mani e le gambe, la voce e il cervello, il cuore di una società degna di questo nome, sono le nostre mani e gambe, i nostri cuori e cervelli, le nostre voci – della gente di sinistra, sissignori. Perché destra e sinistra esistono ancora e sempre, e sempre meglio in una fase storica di crisi acuta se ne vedono e definiscono le differenze reciproche. La sinistra è quella che persegue l’interesse generale, in quanto prima lo ha riconosciuto tale – in punto di logica, di giustizia e di umanità. Destra è tutto il resto. Dunque io vi prego, decisori della sinistra comunque declinata, possessori delle chiavi di organizzazioni di massa politiche o del lavoro, alchimisti del consenso della parte riflessiva del pubblico, o almeno non ancora del tutto traviata – vi prego, da uno solo della massa quale sono, di battere un colpo prima che sia troppo tardi, ossia prendervi la responsabilità, che da tali ruoli privilegiati vi deriva, di dare a tutte le nostre intelligenze e tutti i nostri corpi (senza di che nulla di buono accade, ovviamente) una traiettoria convincente e un verso efficace nella direzione della resistenza alle peggiori conseguenze politiche, locali e globali, e di predisporci già al contrattacco perché dalla crisi sistemica si esca (poiché anche questo, di bello, ci dice la Storia) mettendo la prima pietra della nuova casa di tutti e tutte, che tenga per alcune generazioni di progresso umano così come succede quando la sinistra riesce a fare il proprio mestiere. C’è un momento nei disaster movie, e se ne frequentate come me lo sapete (e li riconoscete subito, quei momenti), in cui la storia che sembrava essersi messa bene invece si rovescia e va tutto alla malora. È normale, altrimenti il film finirebbe troppo presto.
Nel resto del tempo, nei disaster movie, i protagonisti positivi se la vedono male, sempre peggio; e tanto più ci brucia quanto più ci era parso vicino l’happy end. Patiranno ancora, invece, e qualcuno ce lo perderemo anche per strada, ci rimetterà le penne; sembrerà che la catastrofe ci porti dritta all’apocalisse. Son scritti bene, i buoni disaster movie: ti prendono coi loro tempi giusti, non solo con gli effetti speciali; e anche con le battute giuste dell'eroe. Ma a un certo punto (e se frequentate come me quel cinema lo riconoscete subito, quel dato punto) cambia tutto ancora! I protagonisti superstiti, tra cui l'eroe, entrano nei nodi della catastrofe e li sciolgono; l’apocalisse si avvicina sì, ma adesso gli uomini hanno una carta da giocare. Ed è sempre la stessa: la rivoluzione, direbbe un Grande, o la trasvalutazione, direbbe un Altro, o la redenzione, un Altro Ancora, o la comprensione, un Altro Grande; comunque è quando i nostri eroi capiscono che non devono più provare a far tornare le cose com’erano prima, ma che la catastrofe è solo l’occasione per la catarsi: che non ci sarà apocalisse, ma palingenesi! Ora, nel nostro disaster di cose presente siamo direi al momento da cui sono partito: quando va tutto in merda, mentre già assaporavamo la salvezza. Brutta mezz’ora ci attende, se sapete di che parlo. Ma poi verrà quell’altro, di punto. Sicuro, perché questo è un buon film ed è ben scritto, coi tempi e tutto. Poi forse l'eroe si salva o forse no, esce di scena in grande stile; questo dipende dai gusti della produzione nel contesto storico. Però ricordate: il cambiamento profondo e generale, la rivoluzione la redenzione la comprensione la trasvalutazione, diamogli il nome che ci pare! È quello, che tira fuori l'happy end. Ok? Solo che stavolta il film non lo stiamo solo vedendo, ci stiamo dentro. E non l’ha scritto nessuno, prima, ma tutti noi insieme lo stiamo scrivendo e girando, momento per momento! Per cui, coraggio. - Senti un po’, ma… L’hanno messa a frutto la grande paura della prima ondata?
- Tipo? - Tipo: hanno riconvertito il modello globale di sviluppo? - Seee... Quando mai?!? - Hanno ridotto l'emissione dei fattori serra e la produzione di inquinanti? - Soltanto nel periodo dei lockdown, e loro malgrado! - Hanno ripensato le città, i trasporti, i servizi, scuola, ospedali, territorio… insomma, le priorità? - A chiacchiere. - Almeno hanno riordinato un minimo i valori della coscienza personale e della convivenza sociale? - Al contrario: appena hanno potuto, hanno ricominciato a fare i furbi e a considerare fesso chi chiedeva e dimostrava cautele. D'altro canto gli esempi dei loro leader più popolari andavano e vanno proprio in quel senso! - No, vabbè. Senti, hanno cambiato il modo di ammassare le bestie, non dico di piantarla proprio... ma almeno le condizioni in cui le tengono prima di servirsene, visto che è da lì che partono i virus, le hanno trasformate? - Macché! Stessa identica situazione infernale in tutti gli allevamenti, i soliti lager di zozzeria. Al limite li accoppano a milioni di capi alla volta se proprio viene a galla un’infezione tra gli animali, poi prendono i soldi dalle assicurazioni! Tutto qui. - Idioti! ...E manco alla scienza hanno cominciato finalmente a dare ascolto?!? - Scherzi?!?... Non sai la gente in piazza e sul web coi negazionisti, i complottisti, i creazionisti e i razzisti! - Ok. - Ok? - Sì, non avrei voluto ma... Dàgli una bella seconda ondata, mutazioni comprese all’occorrenza. E vediamo se stavolta imparano! ...Ma per gli umani è l’ultima chiamata, intesi? - Grande, capo! …Gente, procediamo a tuttaaaa!!! oggi, ore 8
Ringraziamo il nostro datore di lavoro che ci vuole in sede a svolgere le stesse identiche funzioni che possiamo esercitare a casa e meglio, come dimostrato da mesi. Le stesse identiche! Non sempre, per fortuna, ma qualche giorno a settimana ci vuole là. E così in quei giorni ci prendiamo la pioggia e/o il freddo se in sede andiamo in bici o in moto, c'imbottigliamo nel traffico con la macchina, c'immergiamo nel fiato altrui coi mezzi pubblici; traffico e mezzi pubblici le cui condizioni così peggioriamo a danno di chi alla sede di lavoro deve recarsi per forza giacché le sue funzioni non si possono svolgere da casa, come invece le nostre. Inoltre, sempre per accontentarlo, dobbiamo quel giorno inventarci un modo per lasciare in sicurezza bambini, anziani e animali; un modo spesso oneroso, e comunque mai semplice né privo di controindicazioni o ansie per tutti i coinvolti. Ma perché il datore di lavoro ci vuole, tutto ciò nonostante, in sede? Secondo me perché si sente solo, inutile; perché il suo ruolo specifico è essenzialmente di controllo minuto e sanzione spicciola sul luogo di produzione. Non, quindi, la cura della produttività effettiva né tanto meno del buon andamento generale e del clima organizzativo. E quindi: se non gli stiamo intorno, nella sede, almeno qualcuno, cioè a rotazione tutti, chi controlla e come sanziona il povero datore? Dovrebbe insomma pagarci un ricco bonus aggiuntivo per l'aiuto psicologico che, costretti alla presenza, diamo alla sua carenza di senso esistenziale! E comunque non accetterei lo stesso, con tutto il bonus. Poiché è stupido, oltre che rischioso per la salute nostra e di tutti, gravoso per le nostre famiglie, e alla lunga pure anti-economico sistemicamente. Buona giornata di lavoro a tutte e tutti, nelle condizioni sbagliate. sempre oggi, ore 17 3.678 nuovi casi in Italia, un incremento mai visto dal 16 aprile in avanti! |